Pedagogia delle emozioni

Interventi specifici per le difficoltà comportamentali e d'apprendimento all'interno della scuola

Questa pagina è dedicata al mio intervento nella scuola in particolare nei contesti in cui ragazzi dimostrano difficoltà d'apprendimento o caratteriali. Premetto che il mio punto di vista è mirato a tale contesto specifico e che uno stesso comportamento, in un altro contesto, non avrà sempre lo stesso significato. E' ormai provato da più parti - con studi scientifici che riporto in calce - che l'apprendimento evolve in maniera lineare e progressiva quando non è dissociato dalle emozioni. Detto in maniera molto semplice si constata, ad esempio, che la passione e l'interesse aumentano la soglia dell'attenzione provocando una facilità nell' integrazione dei concetti. Ma cosa succede quando un bambino rimane apatico, incapace di rispondere, chiuso in comportamenti disfunzionali? Cos'è accaduto? Come posso comunicare con un bambino che non risponde agli stimoli, o che lo fa in maniera anomala, aggressiva, discontinua? Andiamo per ordine. Un bambino che ha difficoltà d'apprendimento solo in percentuale bassissima ha dei reali problemi intellettuali. Nella stragrande maggioranza dei casi ciò che gli impedisce d'imparare è un emozione dominante, spesso inconscia, legata al senso di sé, che agisce nel suo essere abbassando la soglia dell'attenzione. Nel contesto scolastico sono i sensi dell'udito e della vista che risentono di un vero e proprio deficit causato dal sequestro emozionale: il bambino realmente vede e sente meno degli altri, di conseguenza impara in maniera parziale, e, a livello avanzato, egli innesca un confronto tra sé e gli altri di tipo auto-svalutante che provoca una spirale a catena che lo immobilizza sempre di più nel ruolo di “alunno difficile”.

Le reazioni all'immagine di sé come persona inadatta all'ambiente sono in genere di due tipi: chiusura in sé stessi, oppure, aggressività immotivata verso gli altri. In genere, a problema avanzato, vengono coinvolti i genitori - spesso in maniera maldestra o con approcci e metodi inadatti: non c'è infatti niente di più delicato che parlare ad un genitore di un disagio del figlio – e nella grande maggioranza dei casi il coinvolgimento della famiglia… peggiora la situazione. Quindi cosa fare di fronte a queste situazioni che sono ormai all'ordine del giorno nella scuola?

L'intervento del pedagogista e del counselor relazionale-sistemico si situa a più livelli, e soprattutto non considera mai il bambino come un elemento staccato dall'ambiente sia scolastico che famigliare. Ed è proprio nella sottile e profonda rete relazionale di cui egli fa parte che si va a intervenire. Agire solo sul bambino significherebbe sottolineare ed accentuare il suo disagio, perciò si considera la dinamica con i compagni, con le insegnanti e solo in un ultimo momento, la dinamica con la famiglia (ovviamente quest'ultimo punto è il più delicato ed esula già dall'intervento pedagogico-preventivo di cui parlo in questa pagina).

Accompagnare un bambino nella ricostruzione della sua rete relazionale è un percorso entusiasmante, pieno di trabocchetti e forse proprio per questo così toccante. A volte, usando una metafora, si ha l'impressione di camminare in una foresta che diventa più sicura se so interpretare e rispondere armoniosamente ai segnali della natura. Ecco allora che il verso dell'orso, il ringhio del lupo, il canto della civetta, persino l’incendio scatenato da un fulmine, diventano elementi fondamentali di quel tutto che è la foresta. Non cerco più d'interpretarli, li riconosco “a pelle” e perciò agisco nella foresta in tempo reale, diventando uno con lei. I disagi dei bambini possono essere considerati, in questa cornice, come i versi degli animali, espressioni primordiali di forze che chiedono di essere ascoltate. Così come a nessuno di noi verrebbe in mente di giudicare un animale e il suo spontaneo modo di essere, così, elemento essenziale del mio lavoro è l'assenza del giudizio, per essere una sola cosa con la foresta e con tutto quanto vi accade - o vi è accaduto - e condizione principale per saper ascoltare e rispondere al grido dell' “animale selvatico” che spesso chiede semplicemente di essere integrato nell'ambiente comprendendone il ruolo.

 

Come intervengo

In genere ci sono due possibilità:

 

1) Percorso di dieci incontri di pedagogia emozionale a cadenza settimanale.

Sette dedicati agli insegnanti, tre vissuti all'interno della classe.

 

2) Studio specifico per casi particolari. Vengo chiamata per proporre soluzioni all'interno di una dinamica di classe difficile o per aiutare bambini con disagi. In questo caso partecipo come osservatrice alla vita di classe per poter individuare le dinamiche di base. Dopo di che espongo i risultati dell'analisi al corpo docente e attuo un mini percorso per attuare insieme soluzioni creative e concrete.

 

 

BIBLIOGRAFIA

- Howard Gardner - "Formae mentis. Saggio sulla pluralità dell'intelligenza", Feltrinelli, Milano, 1987, 2002
- Howard Gardner - "Educare al comprendere. Stereotipi infantili e apprendimento scolastico", Feltrinelli, Milano, 1993
- Howard Gardner -  "Intelligenze creative. Fisiologia della creatività attraverso le vite di Freud, Einstein, Picasso, Stravinsky, Eliot, Gandhi e Martha Graham", Feltrinelli, Milano, 1994
- Côté R. L. - "Faire des émotions et de l’affectivité des alliés dans le processus d’enseignement-apprentissage", Québec PUQ, 2002
- L. Lafortune et P. Mongeau - "L’affectivité dans l’apprentissage" (pp. 85-114), Québec PUQ, 2002
- Guitouni M. et Brissette Y. -  "Au cœur de l’identité: l’intelligence émotionnelle", 2000
- Moncef Guitoun - Interferenza dell’emozione sulle capacità di apprendimento", rivista Psychologie préventive no.45, SROH, Montréal, 1983
- Daniel Goleman - "Intelligenza emotiva", BUR, 1997


E' ciò che pensiamo già di sapere che ci impedisce di imparare cose nuove!"
Claude Bernard (fisiologo)
anna polin

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