Nel nostro andare non ci accorgiamo che abbiamo spostato la felicità fuori di noi, ma non è il bersaglio che ci farà gioire, è il desiderio che muove il corpo che dà gioia, adesso, non dopo. Essere felici ora, vuol dire riconoscere l'obbiettivo per quello che è: un guscio vuoto in cui proietto la pienezza che già mi abita. Se osservo ciò che accade quando sono profondamente rilassata, mi accorgo che il movimento è ne corpo, una specie di euforia, un'intensità, un godimento disteso che si propaga a onde nell'istante.. non ho bisogno di nulla.. sono nella pienezza. Normalmente, se non ho una vita allenata al sentire, tale pace accade raramente, magari succede dopo sedute di yoga e meditazione o negli incontri d'amore appaganti, ma ecco che quando usciamo dallo stato di grazia arriva una contrazione che quasi sempre è accompagnata ad un' immagine.
Se osservo attentamente noto che la visione che contrae il corpo nasce dal cervello, vedo la macchina che vorrei comperare, il viaggio che vorrei fare, la situazione che vorrei risolvere e così via. Il desiderio diventa stimolo all'azione che contrae il corpo verso l'obbiettivo. In genere, in quei momenti, tutto il mio passato urla a gran voce che raggiunta la meta sarò finalmente in pace, di più: sarò ripagata dai miei sforzi e dalle ingiustizie subite... finalmente potrò far vedere quanto valgo, potrò avere ciò che la vita non mi ha mai donato. Ognuno ha il suo triste rosario personale fatto di grani quotidiani ingrigiti dall'assenza del dopo... desiderare non è mai ora.. chi sono "io" per essere sorgente e meta del desiderio? Non c'è in me così tanto, perciò meglio cantare il rosario del nulla, ogni 10 preghiere guadagno un punto... 100 punti compro la meta.. e ricomincio da capo!
Dunque ciò che crea la confusione è il desiderio: desiderare un obbiettivo, non è essere il desiderio, nel primo caso nego la vibrazione stessa del desiderare, nel secondo mi abbandono ad essa. La prospettiva è completamente ribaltata, la freccia già scoccata verso il dopo si piega nell'aria e ritorna indietro, entra nel cuore e grida:"centro", il corpo irradia l'istante.
Ogni cosa è adesso, in armonia con ciò che è possibile e con ciò che pone dei limiti. Non conduco il gioco, sono il gioco, non ho la pretesa di dettare delle regole e di sapere come deve andare a finire, semplicemente vivo.. e forse per un istante i miei muscoli sono quelli della bambina che gioca a nascondino, l'euforia di uscire dal nascondiglio e correre per "liberare tutti"..la gioia è uguale, perché la traiettoria della felicità non ha un dopo e non ha un prima.. è battere la mano sul legno gridando: "ora".. il nascondiglio non serve più.